giovedì 26 marzo 2009

Zuppa di Ceci


Ingredienti e dosi per 4 persone

* 350 g di ceci secchi
* 1 spicchio di aglio
* 1 carota
* 1 gambo di sedano
* 4 foglie di salvia
* 1 rametto di rosmarino
* 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
* 4 cucchiai di olio d'oliva extra-vergine
* Sale
* Pepe
* Bicarbonato

Preparazione

Mettete i ceci in una terrina, copriteli di acqua e lasciateli ammorbidire per 2 giorni, poi scolateli e cuoceteli in 1 litro e mezzo di acqua con poco sale e un pizzico di bicarbonato per 2 ore e mezza.
Quando saranno cotti soffriggete l'aglio nell'olio insieme alla salvia e al rosmarino; appena l'aglio sarà imbiondito eliminatelo e aggiungete la carota ed il sedano tritati; fate rosolare per qualche istante.
Nel frattempo passate al setaccio la metà dei ceci facendo ricadere il passato nella pentola.
Unite i ceci interi e fateli insaporire nel soffritto; salate leggermente e pepate.
Aggiungete dell'acqua calda in cui avrete stemperato il concentrato di pomodoro e fate cuocere per circa 30 minuti.
Aggiustate di sale e di pepe: la zuppa dovrà risultare molto densa.

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martedì 17 marzo 2009

Farinata (di ceci)


350 gr farina di ceci
Rosmarino
Olio extra vergine d'oliva
Sale

Preparazione
In una terrina mescolate la farina di ceci assieme a un litro d'acqua e lasciate riposare per una notte. Il giorno seguente togliete la schiuma che si sarà formata sulla superficie e amalgamate al composto mezzo bicchiere di olio e il sale. Versate il tutto in una teglia unta di olio e infornate a calore moderato finché non sarà ben cotta. Profumate la farinata con rosmarino e servitela bollente.

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Bruschette con crema di ceci


4 fette di pane da fare a bruschetta
300 gr di ceci
2 cucchiai di farina di sesamo
3 cucchiai di olio di semi
2 spicchi di aglio
1 limone
olio d'oliva
1 presa di sale

Preparazione
Lessate i ceci e metteteli nel frullatore con la farina, il succo di limone, l'olio di semi, gli spicchi di aglio schiacciati e una presa di sale. Lasciate frullare finché non otterrete un composto omogeneo.
Fate delle bruschette con il pane, irrorate le fette con l'olio d'oliva e spalmate la crema di ceci.

Strutture alberghiere a Spello, Umbria

Ceci di Spello


I ceci sono i semi di una pianta, cicer arietinum, il cui seme trova impiego solo allo stato secco. I semi sono sferici, più o meno grandi e lisci, in genere di colore paglierino.
È una delle piante più diffuse del maditerraneo, coltivato soprattutto nelle zone centrali dell'Italia, in Toscana, Umbria e Lazio, dove crescono alcune varietà particolari come i ceci neri e i cosiddetti "ceci del solco dritto".

I ceci sono legumi molto antichi, noti fin dai tempi degli antichi egizi, che però li consideravano cibi per poveri e infatti venivano dati solo agli schiavi.
Gli antichi romani apprezzavano molto i ceci, soprattutto fritti in olio di oliva, pratica rimasta anche ai giorni nostri, soprattutto in alcune zone del meridione.

I ceci sono tra i legumi più calorici, da cotti hanno ben il 6% di grassi e più di 100 calorie, contro l'1-2% di fagioli, lenticchie e piselli: contengono una discreta percentuale di acido linoleico e quindi possono essere considerati discrete fonti di grassi essenziali.

La varietà di ceci di Spello appartiene alla cultivar tipica della Valle Umbra Sud, caratterizzata da un seme piccolo e particolarmente gustoso. Il prodotto è coltivato in azienda seguendo rigorosi disciplinari che vietano l'utilizzo di fertilizzanti chimici e anticrittogamici.

I ceci richiedono una bagnatura preventiva di circa 24 ore. Una volta tolta l'acqua di bagnatura sono pronti per la lessatura. Si suggerisce la lessatura in pentola a pressione, per circa 30’.
Rispetto ai comuni ceci grandi di importazione, dopo la cottura rimangono al dente, senza il distacco della cuticola che li avvolge. A questo punto i Ceci sono pronti per l'utilizzo nella ricetta prescelta.

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domenica 8 marzo 2009

Foligno


Foligno (Fulginia e Fulginium in latino, Fuligni in fulginate) è la terza città dell'Umbria, si trova al centro della Valle Umbra ed è attraversata dal fiume Topino. Il Comune di Foligno, è un comune prevalentemente montano in provincia di Perugia, e conta 57.032 abitanti.
La Città di Foligno è il centro commerciale ed industriale più ricco ed importante della Valle Umbra ed il principale centro di comunicazioni dell'intera regione.
Patrono della città è San Feliciano, compatrona la Madonna del Pianto. Foligno fa parte del circuito delle Città dell'Olio.
L'origine protostorica di Foligno risale all'epoca umbra preromana, fondata dagli "Umbri Fulginates". La Fulginia umbra, poi Fulginium romana, situata alla biforcazione (diverticulum) dell'antica via Flamina (che qui si divideva in due rami) e allo sbocco del fiume Topino (l'antico Supunna umbro o Timea romano) a fondovalle, ha lasciato alla città moderna l'impianto di
strade rettilinee che si incrociano perpendicolarmente. Le strade sono in rapporto con quattro ponti romani tuttora esistenti sull'antico corso del fiume Topino. La città fu prefettura e municipio iscritto alla tribù Cornelia ed ebbe notevole importanza durante l'epoca imperiale.
Fu importante comune ghibellino nel medioevo e, nel rinascimento, sotto la signoria dei Trinci, estese i suoi confini fino all'Abruzzo. Sempre unico baluardo ghibellino in Umbria (escluso il periodo dei Trinci), si scontrò in numerose e cruente guerre vinte contro la vicina e guelfa Perugia.
Durante la seconda guerra mondiale fu sede di un importante aeroporto, di caserme, di scuole militari e di industrie belliche (in particolare aeronautiche). Subì numerosissimi bombardamenti angloamericani che la distrussero all'80%, per questo fu insignita di medaglia d'argento.
Nella storia della città si sono susseguiti numerosi terremoti catastrofici, il più recente risale al 26 settembre 1997 che causò gravissimi danni alla città e alle frazioni montane, alcune delle quali quasi totalmente distrutte.


Il "Centro del Mondo"
Foligno viene definita , per antica tradizione, (con una definizione amplificata da Eugenio Scalfari quando era direttore de La Repubblica, seppur male interpretava il senso storico della tradizione) il "centro del mondo" o, in fulginate, "lu centrtu de lu munnu". Foligno si trova infatti, secondo la tradizione, al centro della penisola italiana, a sua volta al centro dell'Europa e del Mediterraneo, che anticamente era considerato il centro del mondo. In particolare tale punto si
identificava, nei decenni passati, con il birillo centrale del biliardo centrale dello storico "Caffé Sassovivo" in Corso Cavour ed è oggi segnalato solamente da un cristallo incastonato nel pavimento di una banca che si trova al posto dello scomparso caffè. Scalfari usò l'allocuzione in numerosi suoi articoli per diversi anni e divenne quasi un tormentone nel linguaggio politico di quegli anni.
Il consiglio comunale di Foligno, con propria delibera del 29 maggio 2008, ha stabilito che debba essere considerato "Centro del Mondo", il "Trivio", che è il punto più centrale del centro storico della città, all'incrocio tra gli antichi cardo e decumano dell'impianto urbanistico romano della città, oggi corso Cavour e via Mazzini.


La statua lignea della Madonna del Pianto
A Foligno si venera una statua lignea del XVII secolo che rappresenta la Madonna del Pianto; di questa statua si hanno notizie a partire dal 1647. È conservata presso l'attuale Santuario, nella chiesa di Sant'Agostino, dopo che l'originale Santuario della Madonna del Pianto è andato distrutto durante i disastrosi bombardamenti alleati del 1944 sulla città.
Fin dal '600 è grande la devozione dei cittadini per la immagine della Madonna, e ancora oggi si celebra la festività nella domenica precedente alla festa di sant'Antonio abate nel mese di gennaio.
La sera del 14 gennaio 1703 durante le celebrazioni della Festa della Madonna del Pianto, la città fu colpita da un terremoto violentissimo che interessò tutto il centro Italia; i folignati, scampati al violento sisma, spontaneamente portarono la statua in processione per la prima volta il 28 gennaio di quell'anno, in segno di ringraziamento e devozione.
La crescente devozione portò nel 1713 alla decisione da parte del Capitolo di incoronare la sacra immagine con una corona d'oro. Da quel momento in poi tutte le volte che quache grave sciagura minacciasse la città, la statua veniva esposta al culto, o trasferita in Cattedrale.
Si ricorda tra i fedeli devoti più illustri anche l'arcivescovo di Spoleto Giovanni Maria Mastai Ferretti, divenuto poi papa Pio IX, che volle far decorare la nicchia del precedente santuario dove la Madonna era conservata.
La statua è nascosta durante tutto l'anno da un dipinto su tela, opera dell'artista folignate Matilde Galligari Mattoli riconducibile al periodo fine anni '50 / inizio '60 del XX secolo, riproducente l'immagine della Madonna stessa. Questo quadro copre la nicchia sovrastante l'altare maggiore del santuario dove è collocata la statua. Il giorno della festa della
Madonna del Pianto viene calato in basso durante la prima messa mattutina per permettere la visione della sacra statua
, per poi essere fatto risalire al suo posto alla fine dell'ultima messa pomeridiana celebrata dal Vescovo, a ricoprire la venerata immagine fino all'anno successivo.

Cuccugnai
Gli abitanti di Foligno vengono definiti, da secoli, cuccugnai. La parola cuccugnao in fulginate significa civetta ed esistono tre differenti leggende sull'origine dell'accostamento dei fulginati alla civetta. Secondo la prima deriverebbe dal fatto che i ducati d'oro coniati dalla zecca di Foligno venissero chiamati "occhi di civetta". Secondo un'altra tradizione, l'accostamento deriverebbe dal fatto che fino al XV secolo durante la festa di Pentecoste, venisse fatta scendere una colomba di cartapesta (simbolo dello Spirito Santo) dal campanile della cattedrale, ma pare che, per le sue fattezze, somigliasse più ad una civetta che ad una colomba e per questo il nome del rapace sarebbe stato accostato a quello dei folignati dagli abitanti delle città vicine. La terza leggenda dice che i folignati sarebbero stati esperti nella caccia con la civetta ed un vecchio proverbio dice: "guai a quell'uccello, che passa tra Foligno e Spello".

"Barbanera"
Dal 1762 si pubblica annualmente a Foligno il lunario-almanacco "Barbanera", annoverato tra i più famosi lunari, tanto da divenire sinonimo di lunario-almanacco.


Tra gli eventi e le manifestazioni di rilievo nazionale che annualmente si svolgono a Foligno sono da ricordare:


Giostra della Quintana
Segni Barocchi Festival
Humorfest
Convegno Etica ed Economia
Festa a Palazzo
Canti e Discanti
Young Jazz in Town
I Primi d'Italia
Giornate dantesche
Celebrazioni della Beata Angela da Foligno
Festa degli aquiloni
Festival Internazionale di Claviorgano
Mielinumbria

Clicca qui per maggiori informazioni sulla Giostra della Quintana di Foligno


venerdì 6 marzo 2009

Tagliatelle al Tartufo Bianco


Ingredienti per 4 persone:

400 gr di tagliatelle

1 tartufo bianco

50 gr burro

1 spicchio di aglio

1 rametto di rosmarino

besciamella

1 tuorlo d'uovo

formaggio parmigiano grattugiato

sale

pepe


Preparazione:

In una padella rosolate nel burro l'aglio ed un rametto di rosmarino, poi toglieteli.

Lessate e scolate le tagliatelle quindi insaporitele nella padella.

Legate la besciamella con il tuorlo sbattuto con sale e pepe. Unitela alle tagliatelle, aggiungete il tartufo a lamelle, spolverizzate con formaggio grattugiato.

Mescolate delicatamente. Passate tutto in una teglia imburrata, cospargete con fiocchetti di burro e passate in forno per una decina di minuti.


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Pappardelle al sugo di lepre


Ingredienti per 6 persone (per la pasta):

600 gr di farina

6 uova


Ingredienti (per il sugo):

600 gr di polpa di lepre

50 gr di burro

50 gr pancetta

2 cucchiai olio

1 bicchiere di vino

1/2 litro di brodo di carne ristretto

1 costola di sedano

mezza cipolla

parmigiano grattugiato

farina

timo

sale

pepe


Preparazione (della pasta):

Mettere sulla spianatoia la farina a fontana, rompere le uova nella fontana di farina ed impastare energicamente fino ad ottenere un composto liscio e sodo. Tirare la pasta in una sfoglia sottile e tagliare delle fettuccine larghe circa un centimetro.


Preparazione (del sugo):

Preparare un soffritto con burro, olio, un trito di cipolla, sedano e pancetta.

Lavare bene e asciugare la carne di lepre quindi tagliarla a dadini e aggiungerla al soffritto. Aggiustare di sale e pepe e aggiungere una spruzzata di timo. Quando la lepre sarà ben colorita spruzzarla con una cucchiaiata di farina quindi innaffiare con il vino e lasciarlo evaporare.

Aggiungere il brodo bollente, coprire con un coperchio e far cuocere a fuoco lento per circa 2 ore.

Nel frattempo lessare le pappardelle in abbondante acqua salata scolarle bene al dente e condirle con il sugo di lepre e una spruzzata di pecorino stagionato.

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Umbricelli con pancetta cacio e pepe


Ingredienti per 4 persone:
400 gr di umbricelli
pepe nero in quantità
200 gr di pecorino
pancetta fresca a piacere
olio a piacere
sale

Preparazione:
Mettere il pecorino in un piatto da portata e mescolare con l'acqua di cottura della pasta fino ad ottenere un composto cremoso. Buttare gli Umbricelli nell'acqua salata e far cuocere massimo 5 minuti. Nel frattempo in una padella mettere a scaldare abbondante olio e pepe e far rosolare la pancetta. A cottura degli Umbricelli ultimata farli saltare velocemente nel composto in padella con la pancetta ed il pepe e poi versare il tutto sul piatto con il pecorino e mescolare velocemente.
Se risulta troppo secco aggiungere altra acqua di cottura.
A piacere aggiungere altro pecorino su ogni singolo piatto se gli ospiti lo desiderano.

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mercoledì 4 marzo 2009

Spaghetti aglio, olio e peperoncino


Ricetta per 4 persone:

500 gr. spaghetti
olio
1 spicchio d'aglio
peperoncino essiccato e sbriciolato

Preparazione:

Scaldare l'olio abbondante su una padella, aggiungere lo spicchio d'aglio e il peperoncino e far soffriggere brevemente.
A parte cuocere gli spaghetti per 10 minuti e poi una volta scolati (non troppo) della loro acqua di cottura versarli nel composto di aglio, olio e peperoncino e lasciare insaporire a fiamma bassa.
Se risulta troppo asciutto aggiungere ancora olio (mi raccomando olio extra vergine di oliva rigorosamente umbro!!).

martedì 3 marzo 2009

Gnocchi al Sagrantino


Ingredienti per 4 persone:
1 kg di patate farinose
300 gr. di farina
1 uovo intero
sale
1 bicchiere di Sagrantino passito

Per il condimento:
1 bicchiere di Sagrantino passito
burro
caciotta

Lavate le patate e fatele lessare, sbucciatele e passatele allo schiacciapatate, mescolate la farina, l'uovo, 1 bicchiere di sagrantino passito, il sale ed impastate velocemente.
Staccatene dei pezzetti e con le mani infarinate formate dei bastoncini che ritaglierete a pezzetti lunghi un paio di centimetri che allineerete su un panno infarinato.
Fate cuocere gli gnocchi per alcuni minuti in acqua bollente e salata, estraeteli con la schiumarola man, mano che vengono a galla. Saltateli in una padella dove avrete già fuso il burro senza farlo rosolare, aggiungete poi un ulteriore bicchiere di sagrantino.
Prima di servire cospargere con un formaggio grattugiato fresco tipo caciotta.

Strangozzi con asparagi


Ingredienti per 4-5 persone:

500 gr. di strangozzi classici umbri

2 mazzetti di asparagi selvatici

250 gr. di pomodori pelati

peperoncino

olio

aglio

sale


Preparazione:

Lavare gli asparagi e tagliare la parte tenera a pezzettini.

In un tegame di terracotta far soffriggere l'olio con gli spicchi d'aglio eliminandoli quando inizieranno a prendere colore. Aggiungere le punte degli asparagi e cuocere a fiamma bassa per 5 minuti, quindi unire i pomodori tritati e far cuocere altri 15 minuti.

A fine cottura aggiungere peperoncino a piacere e sale.

Lessare al dente gli strangozzi e saltarli per un minuto nel tegame.


NOTA: Il primo piatto può essere servito anche senza pomodoro in questo caso aumentare la quantità di asparagi e di olio.

I Primi d'Italia



Sarà dal 24 al 27 settembre 2009 il nuovo appuntamento con I Primi d'Italia, il Festival Nazionale dei Primi Piatti giunto all'XI edizione. Ancora una volta, dopo il successo degli ultimi anni, Foligno tornerà ad essere il centro del mondo, il punto di riferimento in fatto di gnocchi, pasta, polenta, riso, zuppe, prodotti gluten free provenienti da tutta Italia. E come nelle passate edizioni sul podio del gusto, per una quattro giorni culinaria senza rivali, ci saranno degustazioni, lezioni di cucina, dimostrazioni di grandi chef, momenti di cultura e di spettacolo per celebrare agnolotti, bucatini, capelli d'angelo, spaghetti, eliche, farfalle, penne e orecchiette, ma anche i prodotti agroalimentari indispensabili per la creazione di un primo d'eccellenza. E come di consueto torneranno eventi ed incontri pensati per pubblici diversi che vanno dai semplici curiosi, ai bambini, agli incontri didattici per appassionati: I Primi Incontri con lo Chef, le Accademie del Gusto e i Master in Primi Piatti. Nella passata edizione della rassegna, visitata da oltre 200.000 persone, le tante cucine del Festival hanno lavorato a pieno ritmo per cuocere, tra l'altro, 13 mila chili di pasta, 3 mila chili di riso, 2 mila chili di gnocchi. Sono stati 1.000 i bambini che hanno preso parte ai laboratori ludico-educativi de I Primi d'Italia Junior e altrettanti i partecipanti alle Scuole di cucina, 85 gli chef che hanno guidato i lavori delle cucine, tra cui alcuni tra i nomi più illustri del panorama italiano - Paolo Teverini, Ciccio Sultano, Marco Bistarelli, Mauro Uliassi, Fabio Campoli, Beppe Sardi - 630 le nuove ricette proposte dal Festival, 46 i pastifici della migliore tradizione artigiana, 185 le aziende che a vario titolo hanno collaborato alla sua riuscita.


Clicca qui per entrare nel sito ufficiale della manifestazione "Primi d'Italia" di Foligno


Pasta




La pasta o pasta alimentare è un alimento a base di semola o farina di diversa origine diviso in piccole forme regolari destinate ad una cottura con calore umido e prodotte attraverso le seguenti operazioni tecniche:
miscelazione e lavorazione della farina e di altri ingredienti con una sostanza più o meno liquida, come acqua o uovo, che consenta di ottenere un impasto; frammentazione e formatura di quest'ultimo; eventuale essiccazione.
Questi stessi passaggi sono alla base delle preparazioni più disparate: molto asciutte come le paste italiane e il cuscus arabo oppure molli come gli spätzle alsaziani e altre paste cinesi quasi liquide che rimangono in forma solo una volta sbollentate.
Il termine pasta, come sineddoche di pastasciutta, può anche indicare un piatto dove la pasta alimentare sia l'ingrediente principale, accompagnato da una salsa, da un sugo o da altro condimento.

Origine
La leggenda

Che sia stato Marco Polo al ritorno dalla Cina nel 1295 ad aver introdotto in Occidente la pasta è solo una leggenda. Tale leggenda è nata negli Stati Uniti d'America sul Macaroni Journal (pubblicato da una associazione di industriali con lo scopo di rendere la pasta familiare ai consumatori americani e favorita dai circoli governativi impegnati a sostenere la coltivazione del grano duro). A sostegno della tesi c'era che, tra le meraviglie del mondo descritte nel Milione, parlando del reame di Fansur, Marco Polo scrive che Qui à una grande maraviglia, che ci àn farina d'àlbori, che sono àlbori grossi e ànno la buccia sottile, e sono tutti pieni dentro di farina; e di quella farin[a] si fa molti mangiar di pasta e buoni, ed io piú volte ne mangiai a cui, nelle note alla prima versione italiana, Giovan Battista Ramusio aggiunge che la farina purgata et mondata, che rimane, s'adopra, et si fanno di quella lasagne, et diverse vivande di pasta, delle quali ne ha mangiato più volte il detto Marco Polo, et ne portò seco alcune a Venezia, qual è come il pane d'orzo, et di quel sapore.... Pertanto gli americani, come dice Giuseppe Prezzolini, «non hanno esitato a prender il testo del Ramusio, han dato una spintarella... e l'han fatto diventare la prova» dell'importazione dalla Cina degli spaghetti.

La storia
Preparazione della pasta, Tacuinum sanitatis Casanatense (XIV secolo)
Il vocabolo pasta viene dal tardo latino păsta(m), dal greco πάστα con significato di 'farina con salsa' che deriva dal verbo pássein cioè 'impastare'. Si attesta a partire dal 1310 anche se a cerca re le origini della pasta, chiamata con altri nomi, si può tornare indietro fin quasi all'età neolitica (circa 8000 a.C.) quando l'uomo cominciò la coltivazione dei cereali che ben presto imparò a macinare, impastare con acqua e cuocere o seccare al sole per poterli conservare a lungo. La pasta è infatti un cibo universale di cui si trovano tracce storiche in tutto il continente euroasiatico. Acquisisce una posizione particolarmente importante in Italia e in Cina dove si sviluppano due prestigiosi filoni di tradizione gastronomica che si completano a vicenda ma di cui rimane difficile stabilire i rapporti proprio per la complessità dei percorsi intermedi.

« Chi mai fosse tra i ghiottoni
L'inventor dei maccheroni
Vi son dispute infinite
Né decisa è ancor la lite »
( G. Columbro, Le muse familiari, in «Molini d'Italia», n. 4, 1984)

La testimonianza più antica, databile intorno ai 4000 anni fa, è data da un piatto di spaghetti di miglio rinvenuti nel nord-ovest della Cina presso Lajia sotto tre metri di sedimenti. L'invenzione cinese viene tuttavia considerata indipendente da quella occidentale perché all'epoca i cinesi non conoscevano il frumento caratteristico delle produzioni europee e arabe. In verità possiamo trovare tracce di paste alimentari già tra gli Etruschi, Arabi, Greci e Romani. Chiara la testimonianza per gli Etruschi fatta a Cerveteri dalla tomba della Grotta Bella, risalente al IV secolo a.C., dove alcuni rilievi sono a raffigurare degli strumenti ancora oggi in uso per la produzione casalinga della pasta come spianatoia, mattarello e rotella per tagliare. Per il mondo greco e quello latino numerose sono le citazioni fra gli autori classici, fra cui Aristofane e Orazio, che usano i termini làganon (greco) e laganum (latino) per indicare un impasto di acqua e farina, tirato e tagliato a striscie. Queste lagane, ancora oggi in uso nel sud d'Italia (da cui anche laina), considerate inizialmente cibo dei poveri, acquisiscono tanta dignità da entrare nel quarto libro del De re coquinaria del leggendario ghiottone Apicio. Egli ne descrive minuziosamente i condimenti tralasciando le istruzioni per la loro preparazione, facendo supporre che fosse ampiamente conosciuta.
Per gli Arabi, Ziryab, musicista, ma anche appassionato gastronomo del IX secolo d.C., descrive impasti di acqua e farina assimilabili alle paste. Ne Il diletto per chi desidera girare il mondo o Libro di Ruggero pubblicato nel 1154, Al-Idrisi, geografo di Ruggero II di Sicilia, descrive Trabia, un paese a 30 km da Palermo, come una zona con molti mulini, dove si fabbricava una pasta a forma di fili chiamata itrya (dall'arabo itryah che significa "focaccia tagliata a strisce"), che veniva spedita con navi in abbondanti quantità per tutta l'area del Mediterraneo sia musulmano sia cristiano dando origine ad un commercio molto attivo. Questa è la prima testimonianza scritta sulla pasta che poi entrerà nella storia.

Pasta secca
Due tipi di pasta secca: spaghetti e fusilli, chiamati anche eliche o celentani Le paste alimentari prodotte industrialmente e destinate al commercio, secondo la legge italiana, possono essere solo di acqua e sfarinati di grano duro nei tipi e con le caratteristiche riportate nella tabella sottostante, dove il grado di acidità è espresso dal numero di centimetri cubici di "soluzione alcalina normale" occorrente per neutralizzare 100 grammi di sostanza secca.

Pasta di semola di grano duro

Pasta di semolato di grano duro

Pasta di semola integrale di grano duro

Tutte le paste contenenti ingredienti diversi sono considerate paste speciali e devono essere messe in commercio con la dicitura "pasta di semola di grano duro" completata dalla menzione dell'ingrediente utilizzato e, nel caso di più ingredienti, di quello o di quelli caratterizzanti.

Diversi tipi di pasta secca all'uovo
Qualora nella preparazione dell'impasto siano utilizzate uova, la pasta speciale deve rispondere ad ulteriori requisiti. La pasta all'uovo deve essere prodotta esclusivamente con semola e uova intere di gallina, prive di guscio, per un peso complessivo non inferiore a duecento grammi di uovo (corrispondente a 4 uova) per ogni chilogrammo di semola. Le uova possono essere sostituite da una corrispondente quantità di ovoprodotto liquido fabbricato esclusivamente con uova intere di gallina, rispondente ai requisiti prescritti dal decreto legislativo 4 febbraio 1993, n.65. Questa pasta deve essere posta in vendita con la sola denominazione pasta all'uovo e deve avere le seguenti caratteristiche:
umidità massima 12,50 %, contenuto in ceneri non superiore a 1,10 su cento parti di sostanza secca, proteine (azoto x 5,70) in quantità non inferiore a 12,50 su cento parti di sostanza secca, acidità massima pari a 5 gradi, estratto etereo e contenuto degli steroli non inferiori, rispettivamente, a 2,80 grammi e 0,145 grammi, riferiti a cento parti di sostanza secca. Il limite massimo delle ceneri per la pasta all'uovo con più di 4 uova è elevato mediamente, su cento parti di sostanza secca, di 0,05 per ogni uovo o quantità corrispondente di ovoprodotto in più rispetto al minimo prescritto.
Nella produzione delle paste, delle paste speciali e della pasta all'uovo è ammesso il reimpiego, nell'ambito dello stesso stabilimento di produzione, di prodotto o parti di esso provenienti dal processo produttivo o di confezionamento; è inoltre tollerata la presenza di farine di grano tenero in misura non superiore al 3 per cento.
La pasta prodotta in altri Paesi (soggetti ad altri regolamenti), in tutto o in parte con sfarinati di grano tenero e posta in vendita in Italia, deve riportare una delle denominazioni di vendita seguenti:
pasta di farina di grano tenero, se ottenuta totalmente da sfarinati di grano tenero
pasta di semola di grano duro e di farina di grano tenero, se ottenuta dalla miscelazione dei due prodotti con prevalenza della semola
pasta di farina di grano tenero e di semola di grano duro, se ottenuta dalla miscelazione dei due prodotti con prevalenza della farina di grano tenero.

Pasta fresca
Produzione casalinga di pasta fresca ripiena (cappelletti)
La legge italiana consente la preparazione di paste fresche secondo le prescrizioni stabilite per le secche, eccetto che per l'umidità e l'acidità, che non deve superare il limite di 7 gradi. Le paste alimentari fresche, poste in vendita allo stato sfuso, devono essere conservate, dalla produzione alla vendita, a temperatura non superiore a +4°C, con tolleranza di 3°C durante il trasporto e di 2°C negli altri casi; durante il trasporto dal luogo di produzione al punto di vendita devono essere contenute in imballaggi, non destinati al consumatore finale, che assicurino un'adeguata protezione dagli agenti esterni e che rechino la dicitura "paste fresche da vendersi sfuse". Il consumo del prodotto deve avvenire entro e non oltre cinque giorni dalla data di produzione.
Le paste alimentari fresche, poste in vendita in imballaggi preconfezionati, devono possedere i seguenti requisiti:

1.avere un tenore di umidità non inferiore al 24 per cento;

2.avere un'attività dell'acqua libera (Aw) non inferiore a 0,92 né superiore a 0,97;

3.essere state sottoposte al trattamento termico equivalente almeno alla pastorizzazione;

4.essere conservate, dalla produzione alla vendita, a temperatura non superiore a +4°C, con una tolleranza di 2°C.

Per facilitare i trasporti ed allungare la conservazione è consentita la preparazione di paste fresche stabilizzate, ossia paste alimentari che abbiano un tenore di umidità non inferiore al 20 per cento, un'attività dell'acqua libera (Aw) non superiore a 0,92 e che siano state sottoposte a trattamenti termici e a tecnologie di produzione che consentano il trasporto e la conservazione a temperatura ambiente.
Negli ultimi anni, inoltre, le industrie alimentari hanno proposto la pasta in vari formati cotti, conditi secondo ricette tradizionali e poi surgelati che, come tali, sottostanno anche alle norme sulla surgelazione. È proposta, sempre precotta ma non surgelata, anche in confezioni sigillate utilizzabili a breve scadenza.

Forme

Pasta lunga
Pasta in nidi o matasse
Le paste preparate industrialmente, artigianalmente o tradizionalmente in famiglia possono essere distinte, in base alla forma, nelle categorie seguenti:
paste lunghe a sezione tonda come vermicelli e spaghetti
a sezione forata come bucatini e ziti
a sezione rettangolare o a lente come trenette e linguine
a spessore largo come lasagne e reginette
paste in nidi o matasse a spessore largo come pappardelle
a spessore ridotto come capellini, tagliolini e fettuccine

Paste corte
lunghe come rigatoni, sedani, fusilli, penne e garganelli
medie come pipe, conchiglie, ditali e orecchiette
paste minute o pastine specifiche per minestre come quadrucci, stelline e ditalini
paste ripiene come tortellini, ravioli, agnolotti e cannelloni
paste fantasia di forme assai varie ed insolite

In base al tipo di superficie, le paste si dividono ancora in due categorie:
lisce, apprezzate per la leggerezza; rigate, apprezzate per la capacità di trattenere i sughi

Viene infine considerata la ruvidezza della superficie che aiuta la salsa ad attaccarsi e rende il contatto in bocca più gustoso. Essa cambia in base alla tecnica ed agli strumenti di produzione pertanto si apprezzano le più rugose e porose pasta fatta a mano (cioè con tavola e matterello) pasta trafilata al bronzo.

Valori nutritivi
Le paste alimentari hanno alto contenuto in glucidi sotto forma di amido (circa 80%) e un comunque notevole contenuto in protidi (circa 10%), pure se quest' ultimi hanno insufficiente contenuto in amminoacidi essenziali. Le carenze nutritive riguardano il contenuto di grassi e quello di vitamine; risulta fortemente squilibrato l' apporto di minerali per la prevalenza del potassio. La pasta rappresenta comunque un buon piatto unico perché queste carenze vengono sopperite dai condimenti con cui si è soliti accompagnarla. Le verdure per le vitamine; carni e legumi per completare l'apporto proteico; i formaggi per i lipidi; gli oli vegetali, fra cui primeggia l'olio d'oliva, per gli acidi grassi insaturi. Le kcal apportate da 100 gr. di pasta si aggirano intorno alle 350, equivalenti a 1487 kJ.

- Fonte Wikipedia -

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lunedì 2 marzo 2009

Bastia Umbra



Bastia Umbra è un comune di 21.360 abitanti della provincia di Perugia, situato nella piana tra Perugia e Assisi, lungo il fiume Chiascio. Bastia Umbra è una cittadina di origini antiche, ma di aspetto moderno: la realtà odierna è quella di un centro attivo e vivace che si traduce in una situazione commerciale, artigianale e industriale in continuo sviluppo.


Delle origini di Bastia Umbra non si hanno notizie precise, anche se i resti di edifici di culto romano ritrovati nella zona fanno supporre che i primi insediamenti risalgano a quell'epoca. Tuttavia, notizie certe si hanno solo nell'XI secolo, quando il luogo era chiamato Insula Romana e i suoi abitanti isolani. Si pensa che la ragione di quel nome fosse dovuta alle numerose inondazioni del fiume Chiascio e alle paludi, risultato del prosciugamento dell'antico lago Plestino, che avrebbe conferito alla piccola altura l'aspetto di un'isola.


La storia della città in epoca medievale, rimase legata per molti anni alle continue lotte tra Assisi e Perugia. In un primo tempo, il borgo parteggiò per Assisi e nel 1319 rallentò la marcia delle truppe perugine, resistendo ai loro assalti per sette mesi. Quando alla fine si arrese, fu devastata e le sue fortificazioni furono distrutte. Ma presto furono ricostruite e il nome di Bastia le fu dato proprio grazie alle sue imponenti opere militari, alle mura e al castello dotato di 17 torrioni. La rocca comunicava attraverso un camminamento sotterraneo con la torre, situata presso la porta e dotata di ponte levatoio. Queste robuste opere di difesa si dimostrarono valide nelle ripetute lotte tra le due città, da cui Bastia era contesa a causa della sua posizione di crocevia nella piana di Assisi.


Dal 1300 al 1594 fece parte dei possedimenti perugini. Nel 1546 papa Paolo III fece costruire un ponte sul Chiascio. Il ponte, terminato nel 1581, facilitò le comunicazioni e, dato che costituiva un passagio obbligato, favorì il sorgere di attività commerciali a Bastia. Sotto lo Stato Pontificio, il cui avvento si ebbe nel 1594, Bastia godette di un periodo di tranquillità. Con l'annessione al Regno d'Italia al nome di Bastia fu aggiunto quello di Umbra, per distinguerla da altri centri aventi lo stesso nome.


I documenti attestano che, nel 1503, san Pier Damiani, parlando di questa fertile terra e degli agricoltori che la popolavano, affermava che aveva ampie zone di foresta dove si trovavano lupi, cinghiali e maiali. Questi ultimi, già allora numerosi, costituirono sempre una valida risorsa della zona, ancora oggi molto importante. Nel 1212 sorella Chiara trovò rifugio nel monastero benedettino di San Paolo per sfuggire alle ire dei parenti dopo la sua scelta di seguire l'esempio di san Francesco. Nel 1631, sul decreto di Gregorio XV, fu stabilito che ogni martedì si tenesse una fiera, dando origine a una tradizione che dura ancora oggi con le fiere di bestiame e altri prodotti.


Luoghi di culto


Chiesa di Sant'Angelo, situata in Piazza Umberto I, oggi sconsacrata, si trova dentro il castello ed è la più antica chiesa della città. Ricostruita agli inizi del XIV secolo, la sua unica navata era ornata da numerosi affreschi. Dopo aver subito gravi danni a seguito del sisma del 1997, il Comune ha recentemente acquisito la proprietà della chiesa per poter avviare l'intervento di ristrutturazione.


Chiesa di Santa Croce, situata in Piazza Mazzini, costruita nel 1295 con la pietra bianca e rosa del monte Subasio dall'Ordine dei Frati Minori, che la lasciarono nel 1653 al clero regolare, che gli dette il titolo di parrocchiale poi perso nel 1962 con la consacrazione della nuova chiesa di San Michele Arcangelo. Le opere più importanti in essa conservate sono: Madonna con Gesù Bambino e angeli (inizio XVI secolo) di ambito umbro-toscano; il Polittico di Sant'Angelo (1499), opera di Niccolò Alunno; San Luca evangelista (1510) di Tiberio d'Assisi; Miracoli di Sant'Antonio abate (XVII secolo) di Cesare Sermei. Queste opere sono provvisoriamente collocate nella chiesa di San Michele Arcangelo in attesa della fine del restauro di S.Croce. A Domenico Bruschi si deve la decorazione della navata, delle cappelle laterali, del presbiterio e dell'abside, eseguita nel 1886; le vetrate (inizio XX secolo) sono opera della famiglia perugina Moretti-Caselli. Il campanile, che si innalza alla destra della chiesa, è stato eretto tra il 1835 e il 1839.


Chiesa di San Paolo delle Abbadesse. Attualmente inglobata nel cimitero comunale. Fu la capella di un antico monastero benedettino, nella quale trovò rifugio Santa Chiara in fuga da Assisi. Subì gravi danni nel terremoto del 1997.


Chiesa di San Rocco, situata all'angolo di Via Roma con Via Veneto, edificata nei primi decenni del XVI secolo, come ex-voto dei bastioli al Santo, dopo una tremenda pestilenza. Al suo interno sono conservati un gonfalone processionale con la Madonna con Gesù Bambino fra San Sebastiano e San Rocco (XVI) di Dono Doni; la statua di San Rocco (inizio XVI secolo) di bottega umbra; il gonfalone processionale con la Madonna della Misericordia fra Sant'Antonio abate e Sant'Antonio da Padova (XVI secolo) di Bernardino di Mariotto. Questa è la chiesa simbolo dell'omonimo Rione.


Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, sorge in Piazza Mazzini sul luogo dove un tempo si trovavano le due cappelle di S. Antonio Abate e della Buona Morte. Fu costruita su iniziativa dell'allora parroco, don Luigi Toppetti, progettata dall'architetto Antonio Bindelli, consacrata ed aperta al culto il 29 settembre 1962. Le opere più importanti in essa conservate sono: il portale centrale bronzeo (1962) di U. Travaglini; le due statue lignee della Madonna, di San Michele Arcangelo e il Presepe (1962) di F. Pancheri; le pale degli altari laterali raffiguranti il Sacro Cuore e la Madonna del Rosario (1962) di E. Abbozzo. Inoltre, nel battistero sono collocate: la Madonna addolorata (fine XIX secolo) di V. Rosignoli e Gesù Cristo crocifisso (inizio XVI secolo).


Monumenti


Porta S. Angelo, è rivolta verso ovest ed è quella meglio conservata tra le antiche porte del castello dell'Insula Romana.


Statua di Colomba Antonietti, si trova davanti al municipio in ricordo dell'eroina bastiola che morì sul Muro di San Pancrazio a Roma combattendo per la patria.


Eventi


Il Palio de San Michele In occasione dei festeggiamenti in onore del patrono della città, dal 20 al 28 settembre ha luogo il "Palio de San Michele" tra i quattro rioni della città, che convergono esattamente nella piazza cittadina: il rione "Portella", rappresentato con il colore blu, il rione "San Rocco", con il colore verde, il rione "Moncioveta", con il colore rosso ed il rione "Sant' Angelo", con il colore giallo. In ogni rione viene montato un grande gazzebo, che costituisce la "taverna", il centro della vita rionale, dove si gustano specialità gastronomiche, si vendono gadgets e capi d' abbigliamento del rione e si festeggia l'eventuale vittoria del palio. Il Palio è l'ambito riconoscimento (di fatto è uno stendardo di tela, dipinta ogni anno da un diverso artista, sempre nel tema dei quattro rioni) che spetta al rione che consegue il migliore risultato al termine di tre prove: Le Sfilate (spettacoli di piazza, giudicati da una giuria esterna, dal 21 al 24 settembre), i Giochi (26 settembre) e la Lizza (corsa a staffetta il 28 settembre). Tutte le competizioni si svolgono nella piazza centrale. La manifestazione, ideata nel 1963 dall'allora parrocco, don Luigi Toppetti, ha ormai raggiunto un altissimo livello di spettacolarità grazie alla notevole creatività e allo spirito d'iniziativa dei gruppi che, nei rioni, lavorano per raggiungere la conquista del palio.

- Fonte Wikipedia -

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Bevagna


Bevagna è un comune di 5.024 abitanti della provincia di Perugia,
un tempo nota per le tele pregiate che vi si producevano, tanto da
essere chiamate "bevagne". È inserita tra i Borghi più belli d'Italia.


Municipio romano (Mevania), conobbe una certa prosperità durante
l'epoca imperiale. Sembra sia stata anche sede vescovile attorno
al III-IV secolo. Più volte andò soggetta a saccheggi e distruzioni:
nel 1152 Federico Barbarossa la espugnò e incendiò, nel 1249 fu distrutta
dal Conte d'Aquino e nel 1375 da Corrado Trinci.


Eventi
Primavera Medioevale
: in aprile, esposizione e vendita dei prodotti
enogastronomici artigianali
Arte in Tavola: in aprile, mostra mercato a carattere locale, esposizione
dei prodotti e piatti tipici con degustazione, esposizioni di artisti locali,
concerti.
Mercato delle Gaite: in giugno, banchetto medievale, corteo storico per le
vie del paese, gara dei mestieri medievali, gara gastronomica, taverne medievali,
gara di tiro con l'arco. Le quattro Gaite (quartieri) sono San Giorgio,
San Giovanni, San Pietro e Santa Maria.


- Fonte Wikipedia -

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